lunedì 13 aprile 2009

Lucertole e zanzare tigre

29 giugno 2008

Me ne sto qui nel mio giardino, a prendere il sole di questo giugno strano. Sono steso sul mio lettino, identico a quelli degli stabilimenti balneari della mia città, occhiali a specchio sul naso, birra ghiacciata nel frigobox, sigari e giornali, ho persino rispolverato il mio fantastico stereo portatile con cui andavo in spiaggia come un coatto quando ero più giovane, appena dieci anni fa (ok ok diciamo anche dodici). Non mi sono fatto mancare nulla, ma abitare al mare, avere la fortuna di poter andare in spiaggia a piedi e invece prendere il sole in giardino, non sarà un controsenso? Veramente stamattina ho provato ad andarci in spiaggia ma l'ho trovata piena di lucertole, si di lucertole. Targhe di Roma, Terni, Perugia. Appena arriva il solstizio d'estate, mai prima, ogni fine settimana in cui il sole splenda, le lucertole escono dalle loro tane ed arrivano. In spiaggia le lucertole le puoi riconoscere ad occhio nudo, le vedi tutti i fine settimana o quasi e tutti i fine settimana sono negli stessi posti, con le stesse pelli chiare, sempre scottate e spellate. Sei ore di sole ogni sei giorni fanno questo effetto, una eterna scottatura e spellatura. Dovrebbero usare delle creme ad alta protezione per evitare di scottarsi dove sono già scottati, ma vaglielo a spiegare. Noi no, noi nati e vissuti da sempre al mare, noi con la pelle cotta dal sole e dal sale, fin da bambini, noi con le nostre carnagioni olivastre e gli occhi chiari, noi cominciamo a prendere il sole quando è ora, a maggio, qualche volta ad aprile, e non quando lo dice il calendario, per questo abbiamo tutto l'anno un bel colorito ed un aspetto sano. Non ci piace, non mi piace mischiarmi alle lucertole, quelle che arrivano con i loro camper ingombranti, pieni di ogni comfort, a partire dalla immancabile cucina. Le lucertole costringono le loro mogli a cucinare pietanze pesanti, piene di olio e grassi, e poi a lavare piatti unti e pentole incrostate, una moglie di una lucertola non va mai in ferie, peggio delle schiave, molto peggio delle serve. Quando se ne vanno poi lasciano sempre cumuli di spazzatura. Se va bene si tratta di montagne di sacchetti dell'immondizia, se va male si tratta di spazzatura sparsa ovunque. Mai che se la portino via la loro sporcizia, eppure dentro i loro camper di spazio non ne manca. Poi in spiaggia le lucertole piantano ombrelloni ridicoli, con fantasie piene di disegni assurdi a colori vivacissimi, con quei delfini gialli o quegli elefantini rosa che sogno quando mangio pesante. Le lucertole più dignitose usano ombrelloni solidi, di legno e tela di cotone, le lucertole risparmiose usano ombrelloni leggeri, di metallo e tela di nylon, che un soffio di vento porta via, le lucertole accattone usano ombrelloni pubblicitari, non ho parole. Noi invece, noi abitanti di questa valle stretta e corta che sfocia nel mare, questa valle che in mezz'ora di macchina sei dai campi da sci in spiaggia, noi portiamo solo una borsa a tracolla, un telo mare e una bottiglia d'acqua da mezzo litro, viaggiamo leggeri per non sudare, per non avere la sabbia appiccicata addosso già prima di stenderci, come fanno invece loro, le lucertole. Insomma, mi sono sentito invaso dai barbari, ho girato i tacchi, me ne sono andato e ora sono qui, in esilio volontario.


"Cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente? Sei tu che vuoi o in fin dei conti non ti frega niente".

Ho acceso lo stereo e messo il primo CD, inizio con la musica italiana, partiamo piano, ma non troppo. La prima Beck's è andata giù che era una bellezza, mi piace cominciare bene le cose, più che far bene le cose mi piace cominciarle bene, quando si comincia bene il resto poi viene da se. Sarà una grande giornata. All'ombra dell'ulivo vedo un nugolo di zanzare tigre che volano, sono incazzatissime e assetate di sangue, cacciano solo di giorno ma per loro sono irraggiungibile. Io me ne sto sotto il sole, un sole forte e cocente, e loro sono piccole e nere, come Calimero, solo un metro o poco più ci separa ma se attraversassero quel metro cadrebbero stecchite, bruciate da un sole troppo forte per loro. Le guardo, ma vederle lì incazzate e impotenti non mi basta. Pensarlo e farlo è un attimo. Entro in casa e ne esco con una bombola di Raid "li ammazza stecchiti". Non possono scappare, il cono d'ombra è la loro salvezza ma anche la loro prigione, e io in quel cono d'ombra lascio cadere dall'alto una nuvola di insetticida. Dopo pochi attimi le zanzare sono sterminate. Ne osservo qualcuna agonizzare a terra, ce ne vorrebbero delle altre per divertirmi ancora, sono sadico e spietato, che ci volete fare?

"Nato da un sospiro o da un temporale, l'ostetrica ti batte e non ti chiede come va".

Mi sono tolto anello e orologio, prendo sempre il sole senza orologio e senza anello, e ogni volta che li tolgo sorrido ripensando a quante volte ho fatto finta di essere sposato per non avere scocciature.

"Sposato? Tu? Ma se porti la fede sulla destra".
"Se è per questo porto anche l'orologio a destra, porto tutto a destra, io".

"Fai comparire una donna, fai apparire una donna, faremo apparire una birra noi, se vuoi".

Un'altra bella birra, si idea grandiosa, la prendo dal frigobox, la apro e via, glu glu. Sto sudando e sento la pelle che tira e che sta assorbendo colore. Sto diventando nero, lo sento, divento nero ad una velocità incredibile, a volte per non offendere un latticino che mi chiede quanto tempo io abbia impiegato ad abbronzarmi, mento spudoratamente dicendo che ho fatto anche delle lampade per non dire che mi sono abbronzato in appena due ore al sole, magari si incazza. Un pensiero mi balena in mente, domani andrò a lavorare vestito sportivo, giacca blu, jeans scoloriti, stivali neri e... camicia bianca, per far risaltare ancora di più l'abbronzatura. Sarò un direttore anomalo, e chi so io direbbe che sono "da mani addosso". Chissà cosa starà facendo ora quel superbo esemplare di femmina? E' una vita che non la sento.


"This girl I know needs some shelter, She don't believe anyone can help her".

Evvai con la musica straniera, la mia preferita. I CD vanno e vengono dallo stereo, mi piace farmi delle selezioni musicali saltellando da un disco a un altro, è una deformazione che mi è rimasta da quando facevo il conduttore radiofonico. Quando lavoravo in radio padroneggiavo qualcosa come diecimila titoli di canzoni e odiavo che mi si definisse D.J. "Non sono un D.J. SONO UN CONDUTTORE". E che cavolo, i D.J. stanno sempre con la cuffia sulla testa e della musica ascoltano solo i colpi di batteria, per far entrare a ritmo la canzone successiva, ma che gusto c'è? E' ascoltare musica quello? Io mettevo canzoni, poi ci ballavo e cantavo a squarciagola sopra, e ancora lo faccio, questo si che è divertimento!

"(Love)love is a verb, love is a doing word, feathers on my breath, gentle impulsion, shakes me makes me lighter, feathers on my breath".


Dovrei finire quell'articolo sulla Legge Biagi per il mio blog, avevo promesso che lo avrei terminato, ma sono ad un punto morto. Apro il giornale per cercare spunti e comincio a leggere, ma la mia attenzione è attratta da una notizia incredibile. Per la prima volta dall'ultima glaciazione, il passaggio a Nord Ovest si è liberato dai ghiacci. La notizia è preoccupante ma un pò mi fa sorridere, perchè proprio nella prossima puntata di Super Quark parleranno dell'inizio dei lavori di allargamento del canale di Panama. Il canale però è stato scavato per evitare la circumnavigazione verso Sud del continente americano, proprio a causa del fatto che il passaggio a Nord Ovest era sempre chiuso dai ghiacci, almeno si credeva. Ma ora il passaggio si è aperto e quindi stanno per buttar via una paccata di miliardi di dollari, perchè passando a Nord si risparmierà non solo la metà del tempo ma anche un sacco i soldi per pagare il salatissimo costo di transito per il canale che non è mica gratis. Mi faccio due conti e mi accorgo che sarà la prima volta che uno stato, quello di Panama, andrà in bancarotta per colpa del riscaldamento globale. Anche questo è un buon inizio, magari tutti gli altri si sveglieranno.

"Her love rains down on me easy as the breeze, I listen to her breathing it sounds like the waves on the sea".

Guardo l'orologio e mi accorgo che è ora di pranzo, mi ricordo di avere nel frigo un bel melone maturo e freddo, e una cartata intera di prosciutto appena tagliato. Guardo il mio tavolino all'ombra del terrazzo, tutti fiori sono mossi dalla brezza, deve farci un bel fresco lassù e le zanzare lì non ci si accostano, l'ho interamente circondato con cascate di parigini, fiori bellissimi, ma che per le tigre sono repellenti. Mi immagino al mio tavolino, con il melone, il prosciutto, la birra e il pane arabo, mi immagino mangiare all'ombra e al fresco mentre guardo il mio piccolo televisore a cristalli liquidi. Niente piatti unti, niente pentole incrostate, niente delfini gialli o elefantini rosa. Secondo voi, oggi lo scriverò quell'articolo? Oggi non so, ma adesso di sicuro no.

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